[column col=”1/3″][/column] La fase storica che stiamo vivendo è pesante e difficile. È pesante e difficile per tutti i cittadini e per gli operatori tutti della sanità. Ma per noi infermieri lo è particolarmente.
Il nostro impegno professionale è totalizzante e continua senza soluzioni di continuità dal marzo di questo terribile anno. Non ci siamo mai fermati facendo doppi turni, lavorando in condizioni disagevoli per gli indumenti speciali da indossare costantemente, rinunciando alle ferie e ai riposi. Ma adesso questa seconda ondata rischia di abbatterci perché siamo già provati dalla fatica dei mesi precedenti, dall’impegno profuso soprattutto in alcuni reparti come “Malattie infettive” e “Terapie intensive”, perchè non abbiamo avuto modo e tempo per recuperare fisicamente e psicologicamente.
Perchè questo virus non colpisce solo i pazienti ma anche chi li assiste lasciando in noi infermieri un senso d’impotenza senza uguali: la sofferenza dei pazienti, quella dei familiari segnati dal dolore dell’isolamento, quella di veder morire una moglie e poco dopo il marito, quella di sentire il dolore dei figli, lo strazio di un ultimo saluto telefonico ai propri cari. Dolori che ti segnano, che ti porti dentro e che non riesci a dimenticare.
E allora un grazie come Presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche insieme a tutto il rinnovato Consiglio direttivo, a tutti i colleghi che si sono contagiati a causa del Covid, che continuano a lavorare nei reparti Covid e a prestare assistenza ai pazienti affetti dal virus nonostante le difficili condizioni di lavoro.
È gravemente stancante indossare tutti i giorni, per l’intera durata del turno di lavoro tute, maschere, visiere e guanti. È gravemente pesante combattere quotidianamente non solo la stanchezza e la paura del contagio ma anche la stanchezza psicologica e morale.
Come Ordine delle professioni infermieristiche intendiamo sollecitare Regione, Assessorato, Direzioni generali delle Aziende sanitarie affinchè vengano assunte inderogabili e necessarie decisioni:
- Bisogna agire affinchè ci sia il necessario ricambio degli infermieri che prestano assistenza ai pazienti Covid nei reparti Covid. La loro alta competenza ed expertise non può condannarli in situazioni lavorative senza uscita e senza periodi di pausa e di recupero psico fisico.
- Bisogna definire percorsi gestionali che permettano rotazioni pianificate degli infermieri nelle diverse unità operative e che impedicano che i giovani neolaureati infermieri che fra poco saranno reclutati e immessi nell’assistenza siano praticamente “buttati” nella prima linea dei Reparti Covid senza un qualche inserimento che non può essere garantito dagli infermieri già più che impegnati in quegli stessi reparti.
- Bisogna che il sistema della formazione sia consolidato e presidiato perchè rappresenta un elemento strategico, un fattore determinante. La preparazione dei professionisti alle competenze richieste da questa patologia non può essere successiva all’insorgere dell’evento emergenziale. Va pianificata e resa possibile a priori come peraltro evidenzia il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità“Formazione per la preparedness nell’emergenza COVID-19: il case report dell’Istituto Superiore di Sanità”.
- Bisogna fare in modo che non ci siano altri infermieri con competenze specialistiche e una formazione più adeguata che emigrano in altre Regioni a seguito di proposte lavorative allettanti contratti triennali, compensi più alti, etc.”.
Non neghiamo l’impegno della Regione e della Ausl sul personale, ma bisogna cambiare qualcosa se è vero come è vero che dalle esperienze bisogna imparare.
Ecco, come presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche della provincia di Pescara auspico una maggior attenzione delle autorità decisionali perché gli infermieri sono una risorse fondante del sistema sanitario e il riconoscimento del loro valore e delle loro competenza di base e specialistiche non può più essere dato per scontato e “sottinteso”